Recensione: Gisella di Carlo Cassola


Trama:

Questa è la storia di una donna comune che si accompagna, sfiorandoli, agli eventi di più generazioni. Gisella diventa una serva in casa di parenti, dopo la rovina del padre che perde tutto al gioco e con le donne. Gisella è una moderna Cenerentola che sa di possedere un bene per lei inestimabile, la sua bellezza, non provocante, non eccessiva, come andava di moda a quei tempi, ma dai caratteri fini e delicati che le avrebbero dovuto far trovare un buon marito.

Voto:



Recensione:

Per il momento si aggiudica il titolo "peggior libro dell'anno". Parto dicendo che la copertina e il titolo di questo libro ne rispecchiano bene il contenuto. Il libro parla di Gisella che un giorno arriva in villeggiatura con la famiglia degli zii  lì conosce il suo primo fidanzatino.
Da qui in poi, seguiremo tutte le vicende di Gisella durante la sua vita. Scopriremo come la pensa sul matrimonio, sulla famiglia, sugli uomini in generale e anche sulla politica.
Mi dispiace sempre quando un libro non mi piace e ne faccio una recensione negativa, ma qui veramente non riesco a trovare nulla di buono. Mi sento di fare spoiler anche, quindi non leggete le cose sottolineate se non volete rovinarvi la sorpresa!
Gisella, all'inizio del libro, è una ragazza di vent'anni che è stata "adottata" dagli zii perchè suo padre (donnaiolo e spendaccione) si è suicidato. Quindi, nelle prime pagine le si può anche perdonare di avere un caratteraccio, di essere indecisa e di avere delle idee un po' bizzarre. Col passare del tempo e delle pagine, però, non troviamo crescita nel personaggio e questa è una cosa che mi fa impazzire. Critica il padre perchè portava a casa una donna dietro l'altra e poi se la fa con il primo che le fa una carezza e le rivolge la parola. Non vuole commettere peccato con suo marito, ma non importa se lo fa con suo zio o con un americano che sta per ripartire. Fa credere ad uomo di provare qualcosa per lui, poi tutto d'un tratto lo respinge e non ne vuole più sapere. Obbliga il marito a iscriversi al fascio e poi gli rimprovera di avere preso una posizione così netta...
Insomma Gisella è l'indecisione in persona: vuole tanti figli, poi gliene basta uno, poi ci ripensa e ne avrebbe voluti di più. Non dimentichiamo che alla fine del libro pensa di essere stata una buona moglie, in fondo. AAAAAAAAH...se ce l'avessi davanti la strozzerei.
Forse il problema è che a scrivere è un uomo che forse non era tanto capace di fare le veci di una donna? O forse il suo intento è proprio di renderla odiosa? Non ne ho idea!
A parte Gisella ci sono anche altri personaggi, un po' più piacevoli (anche se non tanto). Ad esempio abbiamo lo zio, che è una figura costante nella vita della protagonista. E' un uomo buono e molto positivo anche se i suoi difetti ce li ha pure lui; e troviamo Adriana, la cugina di Gisella, che è un tipo un po' particolare. Fin da subito si capisce che Adriana è lesbica e, devo ammettere, questo mi ha lasciata sconvolta. Il libro è stato pubblicato nel 1974, quindi era un argomento ancora abbastanza tabù. Ecco, capisco che certi argomenti fossero ritenuti inopportuni, ma mi è sembrato tutto troppo implicito. Vi faccio un esempio pratico: tutti avrete letto Breaking Dawn. Anche lì era tutto implicito quando si parlava di fare l'amore ma si capiva cosa stava succedendo/cos'era successo. In questo libro, invece, non si capisce proprio quando succede, anche se la storia ruota un po' intorno a quello. 
E qui mi sposto sullo stile della scrittura. Non mi è piaciuta per niente. Un libro, secondo i miei parametri, deve avere dei capitoli. Rendono la storia più cadenzata perchè dividono gli eventi e, secondo me, la rendono anche più fluida e comprensibile. Qui ci sono solo due capitoli: mezzo libro parla di Gisella prima del matrimonio, mezzo parla di Gisella dopo il matrimonio. Il problema dei capitoli non sussisterebbe se, almeno, quando si passa da un argomento all'altro venisse creato un paragrafo nuovo (staccato dal precedente da uno spazio). Qui, invece, è tutto mescolato. A volte il mio cervello ha fatto veramente fatica a capire a cosa fosse successo tra una riga e l'altra e cosa c'entrasse una frase con quella successiva.
Vogliamo poi parlare della punteggiatura? L'autore sembra aver dimenticato parecchie volte l'esistenza del punto di domanda
Insomma, la mezza stella gliel'ho data solo perchè sono riuscita a finire il libro senza abbandonarlo a metà!

A Chi Lo Consiglio?

A nessuno!

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